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PREFAZIONE

Quasi tutta l'architettura europea, a partire dal XV secolo fino alla metà del XX, è caratterizzata dalla presenza di decorazioni plastico-architettoniche che arricchiscono le facciate degli edifici. Queste modanature furono comunemente utilizzate per incorniciare aperture, formare zoccolature, marcapiani ed evidenziare gli spigoli dei fabbricati: sia nell'architettura monumentale che in quella minore. Le decorazioni plastiche, inizialmente realizzate in materiale lapideo, furono spesso costruite in periodi storici quali il maniersimo e il barocco, con materiali poveri, utilizzando la cosiddetta tecnica dello "stucco".

Questo particolare tipo di lavorazione fu usato soprattutto per motivi economici, in relazione ai canoni estetici imperanti che imponevano per gli edifici finlture di grande plasticità, ricchezza e varietà. Proprio in funzione delle tecniche di mimesi utilizzate, era assai frequente imitare i diversi materiali lapidei, impiegando al loro posto semplici ossature di mattone ricoperte da malta di calce aerea idoneamente tinteggiata, o concluse più efficacemente con stucchi e marmorini coloriti in pasta e poi lustrati a freddo o a caldo. Queste tecniche sono state in seguito largamente usate fino alla fine dell'Ottocento; cioè fino a quando nell'edificare non è divenuta consuetudine l'uso di un nuovo legante: il cemento, che pigmentato a secco prima della bagnatura e adeguatamente lavorato, consetiva di ottenere dei manufatti del tutto simili alle pietre vere: "le pietre artificiali". Di fatto fu messa a punto una tecnica raffinata e duttile, costantemente usata fino all'inizio degli anni sessanta. In questo periodo sono state realizzate membrature e arricchimenti architettonici dai risultati estetici di incredibile efficacia e durabilità.

È noto che uno degli aspetti fondamentali dell'arredo urbano, è determinato dalle forme e dai colori che caratterizzano le facciate degli edifici, cosicché il riuso dei materiali e delle tecniche tradizionali per il rifacimento delle quinte edilizie nell'edificato storico, costituisce l'unica opzione possibile per conservarne l'autenticità, di cui l'espressione cromatico- materica è elemento inalienabile altrettanto alle forme da essa connotate. Riteniamo pertanto indispensabile rieducare alla pratica delle metodologie tradizionali, quelle imprese che operano sul tessuto storico delle città, facendo sì che nelle operazioni di recupero vengano quanto più possibile integrate tutte le caratteristiche architettoniche degli edifici.

Vorremmo perciò sottolineare, che il recupero e il restauro dei centri storici non è solo legato alla soluzione di problemi tecnici, ma soprattutto a questioni di carattere culturale, rappresentate dalla riappropriazione delle metodologie costruttive usate nei singoli luoghi. Questa rivisitazione ci consentirà di affrontare in maniera appropriata la conservazione dei beni storici, poiché i corretti interventi di restauro non possono prescindere dalla perfetta conoscenza dei materiali e delle specifiche lavorazioni che furono adottate per realizzarli. Troppo spesso infatti, accade che il recupero di facciate storiche venga sviluppato secondo il gusto del momento, usando tecniche e materiali impropri, fino ad adottare metodologie a dir poco arbitrarie, quali la decorticazione degli intonaci per lasciare a vista apparecchiature murarie quanto mai eterogenee e disordinate. Questo tipo di "restauri", filologicamente illegittimi, vengono comunemente realizzati, non solo in Italia, ma anche in gran parte d'Europa, in quanto tollerati dalle Istituzioni preposte alla tutela, evidentemente prive di riferimenti certi, sia sul piano tecnologico tradizionale, che su quello delle norme attuative specifiche, quali potrebbero essere i piani del colore, se ben fatti. Il problema è reso anche più grave dalla mancanza di continuità operativa, che ha interrotto la catena di trasmissione orale e imitativa dei mestieri artigiani legati alla decorazione architettonica, lasciando custodi segreti delle antiche lavorazioni solo i vecchi maestri di età spesso superiore ai settanta anni: per lo più demotivati se non addirittura impossibilitati a trasmettere quell'arte alla quale hanno dedicato una vita di lavoro.

La difficoltà sempre maggiore di reperire maestranze specializzate nella conservazione del patrimonio storico, ha peraltro indotto il Consiglio d'Europa, nel 1986 a promulgare nei confronti degli Stati mèmbri, una "Raccomandazione relativa alla promozione dei mestieri artigiani legati alla conservazione del patrimonio architettonico" (adottata dal Comitato dei Ministri il 16 Ottobre 1986). La raccomandazione fu emanata con l'intento di stabilire un legame culturale sempre più stretto fra gli Stati mèmbri e insieme, promuoverne il loro progresso economico-sociale. A tale scopo vengono anche sollecitate specifiche iniziative finalizzate a tramandare quei mestieri che per l'appunto minacciano di scomparire, poiché l'Europa valuta di enorme interesse la salvaguardia e la valorizzazione del proprio patrimonio costruito. In quest'ambito reputa peraltro indispensabile il contributo specialistico che solo la pratica di antichi mestieri può dare. Nello specifico viene precisato che la salvaguardia di tali mestieri e la loro conoscenza tecnica, è considerata componente culturale essenziale del patrimonio europeo, allo stesso modo delle opere che lo testimoniano. Si auspica perciò il recupero e lo sviluppo delle arti applicate, promuovendo così anche la creazione di nuovi posti di lavoro.


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